Frasi di Il capo dei capi (Serie TV)


Le più belle e celebri frasi di "Il capo dei capi", miniserie televisiva sulla mafia siciliana con Claudio Gioè nei panni di Totò Riina..

«Totò Riina. La scalata ai vertici di Cosa Nostra.»
(Tagline della serie TV)

Titolo Originale:
"Il capo dei capi" (2007)
Genere: biografico, drammatico, gangster, poliziesco
Regia di: Enzo Monteleone, Alexis Sweet
Protagonisti: Claudio Gioè, Daniele Liotti, Claudio Castrogiovanni, Marco Leonardi

Trama breve:
Il Capo dei Capi è una miniserie italiana in sei puntate che ha debuttato su Canale 5 tra ottobre e novembre 2007. Racconta la storia di Salvatore Riina ("Totò u Curtu"), un boss mafioso di Corleone, in Sicilia. Da quando era ancora ragazzino povero e insignificante fino ad arrivare al giorno in cui è stato arrestato come l'uomo più pericoloso per lo Stato italiano; nel mezzo ci sta tanto spargimento di sangue, in particolare di coloro che si sono opposti con fermezza all'avanzata dell'organizzazione criminale Cosa Nostra (come il generale Carlo Alberto dalla Chiesa, il magistrato Giovanni Falcone e il giudice Paolo Borsellino, che appaiono all'interno della serie).
(Scheda completa)


Frasi celebri

A me mi fa più paura la fame, dell'inferno. (Giovanni Riina)

A mio padre non l'ammazzò la bomba, a lui l'ammazzò la fame. (Totò Riina)

A me non mi basta più di campare. Io non la voglio fare più la vita del pezzente. (Totò Riina)

Certe cose prima di fanno e poi si dicono. (Totò Riina)

Guarda che non basta la pistola per diventare masculi. Prima ci volunu i cugghiuna. (Luciano Liggio)

Totò, ca prima fatti crisciri i pila e poi ti fai la barba. (Michele Navarra)

Tutti a Palermo se ne vogliono andare. Mi sa che a Corleone ci restano i viddani e i picciriddi... e i socialisti. (Michele Navarra)

La pistola non è per giocare, ma serve per lavorare. (Totò Riina)

Da domani gli farete capire a questi morti di fame, che rubarsi le terre degli altri, non conviene. (Luciano Liggio)

Un conto è il rispetto e un conto è la prepotenza. Spaventare la povera gente è facile ma guadagnarsi il loro rispetto è un altra cosa. (Placido Rizzotto)

A Corleone ci sono quelli che passeggiano e quelli che sciusciano. Il dottor Navara, lui è uno che sciuscia. Sta fermo e senza alzare un dito fa vento. Le cose gli danzano davanti come piace a lui, almeno fino a quando gliele fanno danzare. (Vito Ciancimino)

[A Placido Rizzotto]Per farsi rispettare non c'è bisogno delle parole. (Biagio Schirò)

[A Biagio Schirò] Non hai capito che in questo paese se non hai i piccioli in tasca e il rispetto degli altri sei nessuno mischiato con niente? (Totò Riina)

Perché amo l'Italia. Io amo l'Italia perché mia madre è italiana, perché il sangue che mi scorre nelle vene è italiano, perché tra la terra dove sono sepolti i morti che mia madre piange e mio padre venera, perché mio fratello, mia sorella e i miei compagni e i grandi popoli in mezzo a cui vivo e che la bella natura che mi circonda e tutto ciò che vedo, che amo e che ammiro è italiano. Ma vafan... (Totò Riina, leggendo un libro)

Palermo è bella, e insieme la faremo ancora più bella. (Vito Ciancimino)

In questo paese o stai da una parte o stai dall'altra. In mezzo ci stanno quelli che si scantano, che hanno paura. Quelli che si voltano dall'altra parte. (Biagio Schirò)

Quando le guerre cominciano, qualcuno poi le deve finire. (Stefano Bontate)

Un giorno forse tutti capiranno che è meglio sedersi attorno a un tavolo e discuterne le cose nostre. Trovare il modo di evitare guerre inutili tra noi. Quel giorno però non è ancora arrivato. (Tommaso Buscetta)

Io vado dove nessuno ci viene in mente di cercarimi. (Luciano Liggio)

Ancora non hai capito che è un gioco di strategia. Quando muovi devi avere un'idea in testa. Ma devi anche vedere che idea c'ha in testa l'avversario. E la mia era questa. [mangia molte pedine e ottiene una dama] (Gaspare Mutolo, spiega la dama a Totò Riina)

Mi chiamo Maino Luciano e sono componente di una banda criminale. Questa banda fa parte di un'organizzazione che si chiama Cosa Nostra. A capo di questa banda c'è Liggio Luciano, e sotto di lui ci sono Riina Salvatore, Bagarella Calogero e Provenzano Bernardo. In realtà Liggio, Liggio si occupa poco delle attività del gruppo, il vero capo, u capu operativo vah, è Totò Riina. Quando siamo arrivati qua non c'avevamo niente, non eravamo nuddu, sono passati pochi mesi c'abbiamo le mani dappertutto. I palermitani pensano che Riina e Liggio sono gente come loro, uomini d'onore. Quelli non si tradirebbero mai tra di loro. I palermitani non hannu caputu nenti. I corleonesi sono n'autra cosa. I corleonesi c'hanno fame. (Confessione di Maino Luciano)

Dottò', io ci vogghiu diri na cosa. Voi a Riina lo avete preso e io spero che non lo fati nesciri cchiù. Picchì iddu è u peggiu ri tutti. (Maino Luciano)

Voi non avete capito, o per meglio dire non volete capire che cosa significa Corleone. Voi state giudicando degli onesti galantuomini, che i carabinieri e la polizia hanno denunciato pe' capriccio. Noi vi vogliamo avvertire che se un solo galantuomo di Corleone sarà condannato, voi salterete in aria, sarete distrutti, sarete scannati come pure i vostri familiari. Adesso non vi resta che essere giudiziosi! (Lettera di minaccia di Totò Riina alla giuria)

Solo le bestie figliano senza responsabilità. (Totò Riina)

Voi questa guerra non la volete vincere… non la volete neanche combattere. (Biagio Schirò)

[A Tano Badalamenti] Non è colpa di nessuno. Siamo tutti nelle mani di Dio. (Totò Riina)

Perché chi corre troppo può cadere e poi si fa male. (Giuseppe Di Cristina)

Chi corre non vede niente. Invece bisogna sapere vedere. Sia vicino che lontano. (Totò Riina)

Per fare più piccioli, bisogna fare più piccioli. (Vito Ciancimino)

Io e te lo sappiamo da dove veniamo e capiamo una cosa sola: i picciuli e cumannari! (Riina a Ciancimino)

A me lo posso capire ma tu, la mia famiglia, la devi lasciare in pace…! (Totò Riina)

Se ti vuoi fare rispettare non puoi fari sempre u minchiuni. (Totò Riina)

Si possono fare tante scoperte. Cristoforo Colombo, per esempio, ha scoperto l'America. Che c'è, è lì, è un fatto. Ma un conto è l'America e un conto sono le chiacchiere. Se uno scopre solo le chiacchiere e i pettegolezzi ma mi dite che minchia di scoperta è? (Totò Riina)

Quando tutti hanno l'atomica, che si può volere se non la pace? (Tommaso Buscetta)

Ogni tanto esageriamo tutti quanti con le parole. Ma le parole alla fine che sono? Fiato. E il fiato vuol dire che siamo vivi. È questo è un bene. (Totò Riina)

[A Luciano Liggio] Noi non abbiamo studiato. Dalla televisione si imparano un sacco di cose. Lo vedi? Non è che ci sono solo i missili, le bombe... ci sono pure le spie, i microfoni nascosti, gli scambi, i colpi di stato. Puoi chiudere pure un topo dentro lo stadio se fai le mosse giuste e poi ti premiano pure. (Totò Riina)

Ma dimmi una cosa Totò. Facisti i picciuoli, si intra l'affari ruossi. Ma chi minchia vuoi ancora? (Luciano Liggio)

La vita è una corsa. E se vuoi partecipare a questa corsa devi scegliere il cavallo che ti dà più affidamento. (Michele Greco)

Ricorda. La famiglia è tutto. E questo non lo dico io, lo dice il Nostro Signore. (Michele Greco)

La mafia sua non era delinquenza, ma rispetto alla legge dell'onore. [Scritta sulla lapide del padre di Giuseppe Di Cristina]

[A Biagio Schirò] Tu per me sei come la televisione. Più ti guardo e guardando la vita tua mi ricordo che ho fatto bene a scegliere la vita mia. (Totò Riina)

[A sua moglie] Noi non dobbiamo smettere di vivere. Quella sì che sarebbe la peggiore delle sconfitte. (Biagio Schirò)

[Ai corleonesi] Quindi a voi l'elemosina vi sta bene, dovrei andarli a chiedere io dovrei andare da bontade da inzerillo e dirci scusate ci farebbe comodo un kiletto in più, al vostro buon cuore. Io l'elemosina non ne chiedo e se le cose rimangono così noi staremo sempre sotto e loro staranno sempre sopra. Chi, e chi fu vi passò la fame? Cu sti quattru picciuli chi ci passano i palermitani vi tolsero l'apettito? (Totò Riina)

E a voi vi sta bene come prima, si vi sta bene continuare con un kilo qua un kilo la un vi pare un'elemosina no? (Totò Riina) Totuccio ma tu vedi qua davanti a te i Corleonesi? Io non sono i Corleonesi, io sono Totò Riina! E sono un uomo paziente. E di buone maniere. Ora io qui vi chiedo, con tutto il rispetto, la vita di Beppe Di Cristina di Pippo Calderone e mi dispiace ma pure Tano Badalamenti va posato, va messo fuori dalla famiglia perché stato ce. (Riina)

Io segreti non ne ho per nessuno. In questa città di segreti si muore. Biagio, ricordalo sempre. Quando scopri qualcosa, scrivilo, raccontalo a qualcuno. Non te lo tenere mai solo per te. Mai. (Boris Giuliano)

[Telefona a Salvo Lima] Onorevole, qui abbiamo oltrepassato il limite! No! Tu ora ascolti me! Sto cornutazzo dello sceriffo [Boris Giuliano] o lo fermate voi, o lo fermiamo noi! Ci siamo capiti? (Stefano Bontade)

E che uno pensa che c'è sempre tempo, che si recupero. Invece ci sono cose nella vita che quando te le sei perse, te le sei perse. (Boris Giuliano)

Io dico che se ti fa male un dito alle volte fai prima a tagliare tutto il braccio. (Totò Riina)

Ma chi è che fa, ora lo decidi tu cu va a vivere e cu va a morire. E cu si u padre etternu si? (Totò Riina)

[A Leoluca Bagarella] Vuoi scannare un cristiano? [Indicando il giornale con la foto del giudice Terranova] Ammazzami a chistu! (Totò Riina)

[A Bernardo Provenzano] E poi tocca ad Inzerillo, poi a Buscetta e poi ai parenti suoi. Di questi neanche il seme deve restare! (Riina)

Sorridi, che la vita è bella. (Riina)

Ma u tempo di chiacchiere finìu e chi non lo vuole capire diventa mio nemico... e allora muore. (Riina)

La macchina blindata? Una bara più costosa delle altre.  (Riina)

Fateci sapere [a Buscetta che il sangue suo non invecchierà. (Riina)

Mi chiamo Tommaso Buscetta e sono un uomo d'onore. (Buscetta)

Chiamatemi Maranza e Pocket Coffee. (Riina)

[A Leoluca bagarella] Portatemi qua Schirò però lo voglio vivo. (Riina)

'A democrazia chista è, chiacchiere, che fanno perdere tempo e picciuli. (Riina)

Picchi certi affari complicati un si ponno rislovere ca dimocrazia. (Riina)

Vogliono fare gli eroi. Ma alla fine quanti possono essere gli eroi? 2, 5, 10. E che ci vuole ad ammazzare 10 cristiani? Eliminati quelli col sangue pazzo rimangono solo i buoni padri di famiglia. (Riina)

[alla Commissione] Voi la vedete la televisione? Vedetevela, il mondo è confuso, l'Italia, è confusa, la Sicilia è confusa, tutto confuso. Prendete la base di Comiso, interessa agli americani, interessa alla Sicilia, e interessa pure a noi che ci siamo comprati i terreni attorno all'aeroporto, ma c'è un comunista che non la vuole, si chiama Pio La Torre. Lui vuole solo che lo Stato ci scassi la minchia! E picciò parra, parra, parra... (Riina)

Picchì certi affari complicati un si ponnu risolvere ca dimocrazia. Se c'è bisogno di prendere 'na decisioni c'avi a esseri unu capace di pigghialla per tutti. È vero Apuzzo? a pasta chi' sardi ti piacìu? a caponata è stata di tuo gradimento? Apuzzo voi lo conoscete, un capo decina dell'Arenella, un bravo picciotto, un grande faticatore... sulu chi ogni tanto avi stu malu vizziu di fare chiachicere [...] U stati sintennu? lui dice "pero...", lui dice "era stato promesso a me..." ma mischinu, non è che lo fa per male; lo fa per una brutta abbitudine del passato. È vero Apu'? ao ma chi è sta faccia non ti devi spaventare, vedi che io ti voglio bene... devi solo cambiare abbitudini... Cca tutti quanti amu a canciari abbitudini. Voi lo sapete, io sono disposto a venire incontro a tutte le vostre necessità, ma u tempo di chiacchiere finìu e chi non lo vuole capire diventa mio nemico... e allora muore. (Riina)

[Ai corleonesi] Che è 'st'applauso, chi sugnu Mike Bongiorno io? Quando si tratta d'ammazzare cristiani un s'applaude! (Riina)

Mi chiamo Tommaso Buscetta e sono un uomo d'onore. (Buscetta)

La vuoi sapiri na cosa!? 'Sti giornali sono buoni per avvolgerci il pesce, e basta! (Riina)

Lo Stato se vuole campare deve trattare cu mia. (Totò Riina a Barnardo Provenzano)

Voglio sapere fino a che punto vuoi arrivare, Totò. (Bernardo Provenzano a Totò Riina)

Mi chiamarono dall'ospedale, mi dissero di preparare la cravatta nera. (Riina)

E allora stappiamo 'sto Moet et Chandon. (Riina)

[A Totò Riina] Totò chi si mette contro tutti prima o poi se lo piglia in culo! (Provenzano)

Chi ci doveva garantire ci ha tradito, questo vuol dire che non ci sono più accordi, cu nessuno. CU NESSUNO! (Riina)

[A Giovanni Brusca] Ma tu tu' mmaggini a Falcone ca fa u sbirru cchiu sbirru di tutti? Tu' mmagini tu? (Riina)

[Leggendo ad alta voce il decreto di Falcone sulla rogatoria internazionale riportato sul giornale] Il provvedimento prevede nuove norme penali contro il riciclaggio (Salvo Lima), specifici poteri dall'autorità giudiziaria per il blocco dei conti correnti all'estero (Ignazio Salvo), e carcere duro per i capi dell'organizzazione mafiosa. Minchia! Ma è proprio curnuto stu' Falcone! (Giovanni Brusca).

I Viddani… Non impareranno mai cosè l'onore, cosè il rispetto…Con loro è solo fiato sprecato. (Tommaso Buscetta)

[Discorso all'Università] Gli uomini d'onore sono più di cinquemila. Sono un vero e proprio esercito selezionato con delle prove durissime, che devono obbedire a delle norme severe. Veri professionisti del crimine che, anche quando si dicono semplici soldati, in effetti sono dei generali o, per meglio dire, dei cardinali, i cardinali di una chiesa molto meno indulgente di quella cattolica. La mafia non è isolata. Vive in perfetta armonia con migliaia di protettori, complici, informatori, gente ricattata, piccoli maestri...insomma, debitori di ogni tipo. Cosa Nostra è un mondo a sé. Conoscendo gli uomini d'onore, ho imparato che le loro logiche non sono mai né scontate, né tantomeno imprevedibili. Sono ferree logiche di potere sempre funzionali ad uno scopo. Cosa Nostra si serve di armi sempre più sofisticate. Come vi dicevo, si tratta di un vero e proprio esercito impegnato in una guerra. E un'altra cosa importante che ho imparato nel mio lavoro è che bisogna accorciare i tempi fra il dire e il fare, proprio come fanno gli uomini d'onore. (Giovanni Falcone)

Sapete che cos'è la Mafia… faccia conto che ci sia un posto libero in tribunale …e che si presentino 3 magistrati … il primo è bravissimo, il migliore, il più preparato...un altro ha appoggi formidabili dalla politica… e il terzo è un fesso… sapete chi vincerà? Il fesso.
Ecco, mi disse il boss, questa è la MAFIA! (Paolo Borsellino)

Mi raccomando, non ti prendere troppa confidenza con la bottiglia perché sono un poco geloso. (Giovanni Falcone)

Ti devi preoccupare quando gli imbecilli cominceranno a dire cose sensate. (Paolo Borsellino)

Senti Totò, tu devi considerare una cosa, quando uno si mette contro a tutti, prima o poi se la pija nel culo. (Bernardo Provenzano)

Lo Stato se vuole campare deve trattare con me. (Salvatore Riina)

Per fare la pace, prima bisogna fare la guerra. (Salvatore Riina)



Dialoghi

  • Domenico: Cu minchia sei per dare ordini?
    Totò Riina: Io sono Salvatore Riina.
    Domenico [deridendolo]: Totò u Curtu.
  • Poliziotto: Nino, è qui che è ricoverato Riina Salvatore?
    Nino: E chi è?
    Poliziotto: Lo sparato.
    Nino: Sì, c'è uno che ha un graffio alla gamba destra. Una roba di picciriddi.
    Poliziotto: L'altro lo hanno ammazzato. Senti, dobbiamo riferire un mandato di cattura nei confronti di Riina Salvatore.
    Nino: Veramente lo abbiamo appena ricoverato.
    Poliziotto: Ma come, non avevi detto che era un graffio da nulla? Ninoooo...
  • Michele Navarra: Non era nenti, viddanu, e puri sciancatu. Io cambiari lo fici ma viddanu ristau. Ha mangiato il mio pane! Ha bevuto il mio vino! E ora si crede di potere mettere i piedi sul tavolo e le mani nel mio piatto, come l'animali iddu e di quattru stracciuni ca si porta arreri.
    Scagnozzo di Navarra: Lucianeddu è un ingrato, dottore. Si è montato la testa.
    Michele Navarra: Quando un figlio umilia a so padri, anche il padre ci colpa. Vuol dire che non ha sbagliato, che non ha visto a tempo i difetti della sua creatura. E io come quel padri sono, per affetto. Con Liggio ho sbagliato...
    Scagnozzo di Navarra: Vossia c'ha il cuore d'oro.
    Michele Navarra: Facitili a pezzi!
  • Provenzano: Totò come si mangiava a l'Ucciardone? Champagne a strafottere ahh?
    Riina: Ehh, sfingioni, arancini, cannoli u sabbutu, un grand hotel.
    Provenzano: Inchia u sai chi ti ricu cumpà, a prossima vota ci viegnu puru iu. [Risata generale]
  • Riina: Balduccio, che dici di Binnu?
    Balduccio Di Maggio: Binnu è fedele zu totò.
    Riina: Fedeli sono i cani.
  • Riina: Che è, non si saluta?
    Biagio Schirò: Non fai scantari cchiu a nuddu, Totò.
    Riina: Tu che pensi che hai vinto picchì mi hai fattu stu bellu regalu? [mostra le mani ammanettate] Ma tanto tu resterai quello che eri, nuddu miscatu cu niente.
    Biagio Schirò: Forse, ma libero. Tu libero non lo sarai mai.
  • Riina: Vito, tu sei un bravo cristiano. Sopra di te non devi avere nessuno. Tu devi comandare.
    Ciancimino: Io già comando.
    Riina: E allora devi comandare cchiu assai. Tu devi fare il sindaco.
  • Riina: Sti due picciotti cu sù.
    Provenzano: Avevamo bisogno di gente apposto e quella là è molto apposto gli ho fatto fare quattro servizi per me e si è comportato bene.
    Riina: Veni cca. Binnu mi dice ca si apposto, a mia mi serve uno che fa quello che gli dico senza nemmeno fiatare.
    Pocket Coffe: A me basta che mi fate vedere a chi devo sparare, Stu gioellino l'ho trovato da poco se lo toccate vi da la scossa, questo fa la carica meglio del pocket coffe.
    Riina: Stu picciotteddo cu è.
    Pocket Coffe: E me niputi si sta inzegnando il mistere.
    Riina: Comu ti chiami.
    Pocket Coffe: Pino si chiama, è un picciotteddo bravo l'ho imparato e pure andato a scuola c'ha i piedi fini come a quello di un ballerina, infatti lo chiamiamo scarpuzzedda.
    Riina: Senti cca, pocket coffe con me voglio gente che lavora senza fare troppe chiacchiere Se io ti dico vai qui dall'amico tuo binno, E ammazzalo tu che fai. Pocket Coffe: L'ammazzo.
  • Boris Giuliano: È che uno pensa che c'è sempre tempo... che si recupera... invece ci sono cose nella vita che... quando te le sei perse... te le sei perse, allora uno si chiede se ne vale la pena.
    Biagio Schirò: Certo che ne vale la pena, per loro... per i nostri figli... per farli crescere in un mondo diciamo migliore va...
    Boris Giuliano: Chissà... forse hai ragione tu... dirai a Teresa di... di cambiare aria per un po'? Sì?!
    Biagio Schirò: Andiamo a lavorare dai.
  • Riina: [Giuramento del mafioso] Possano le mie carni bruciare come questa santina se non manterrò fede al giuramento.
    Pino Greco: Possano le mie carni bruciare come questa santina se non manterrò fede al giuramento.
    Riina: Adesso anche tu sei la stessa cosa.
  • Provenzano: [A Riina, prendendo un pacchetto di eroina in mano] Una volta se toccavamo questa roba i capi ci tagliavano le mani.
    Riina: I tempi cambiano. Oggi chi non ce le mette le mani non conta una minchia. In confronto i soldi che facevamo con gli appalti sono niente.
    Provenzano: Sì, ma ci siamo rotti la schiena.
    Riina: E ora ricominciamo daccapo, come quando siamo venuti qui a Palermo.
    Provenzano: Totò, ma per fare questo business ci vogliono amici e parenti in America. Tu ne hai parenti in America? No. E io manco. Perciò la strada passa per forza da quei cornuti palermitani.
    Riina: Ma Binnu, ma dico, ma dopo tanti anni ancora non hai capito? La strada è i'cu s'a pigghia.
  • Inzerillo: [A colloquio telefonico con Bontade] SONO STATI LORO, NEL MIO TERRITORIO E SENZA DIRCI NIENTE! [I corleonesi che hanno ammazzato il giudice Terranova]
    Bontade: Ho capito, Totuccio, ho capito.
    Inzerillo: E BASTA ORA!
    Bontade: Ci penso io. Di là c'è l'Onorevole e adesso ci parlo.
    Inzerillo: EH! Parlaci.
    Bontade: Sono stati i corleonesi.
    Salvo Lima: Ma questi sono impazziti! Ma che cosa si sono messi in testa di fare? Qui scoppia un casino che voi neanche ve lo immaginate.
    Bontade: Devi parlare con Ciancimino.
    Salvo Lima: Ciancimino? Non mi ascolta più Ciancimino!
    Buscetta: Certo! Don Vito prende ordini da loro.
    Salvo Lima: Ci dovete parlare con questa gente, farla ragionare, nell'interesse di tutti!
    Buscetta: I viddani non impareranno mai cos'è il rispetto, cos'è l'onore...per loro è fiato sprecato!
    Bontade: U'curtu va eliminato! Solo così può tornare l'ordine.
    Buscetta: Sono d'accordo. Ma vede arrivare la tempesta e forse è troppo tardi.
    Bontade: Non è troppo tardi. Lo ammazzerò io stesso con le mie mani. Voglio farlo davanti a tutti. Domani viene da me e domani muore.
    Buscetta: Si iddu non ammazza prima a noi!
  • Luchino: Iu a chistu cca ci sparo la palla in tiesta, a lui a lei e pure a suo figlio! Ma me lo dici che minchia ci stiamo aspettando? Tanto così ci manca Totò, tanto così. Ma chi fa un dici nienti?
    Riina: Statte zitto, Luchino.
    Luchino: Totò quello deve morire, ca se non lo fai tu ci penzo io.
    Riina: Mutu! Ti dissi di stare mutu! Ma chi fa ora? Lu decidi tu cu av'a vivere e cu av'a morire e cu si u patri eterno sì?; e guardami in faccia quando ti parlo, vuoi scannare un cristiano? Ammazami a chistu.
    Provenzano: Senza l'autorizzazione della commissione succede un casino Totò.
    Riina: Noi dobbiamo fare da soli, se ci mettiamo a discutere pure coi palermitani il sangue si fa acido, e sti sbirri ni mangianu vivi.
    Provenzano: Questo significa che scoppia un'altra guerra lo sai vero.
    Riina: E noi ci faremmo trovare pronti.
  • Peppe: Come il gatto col topo..
    Riina: Aaa si, ed io sarei il topo sarei..? Tutta sta fatica per fare il topo..?!
    Peppe: Dicevo per dire Zzù Toto..
    Riina: No dici bene beppe, dici bene, solo che ora il topo si stancò, e vuole fare il gatto..!
  • Michele Greco: Johnny Gambino è il rappresentante di TUTTE le famiglie americane. E quello adesso, sta venendo qui, a Palermo.
    Riina: E noi lo accoglieremo col rispetto che si deve a un capo.
    Michele Greco: Johnny gambino non è un capo, Johnny gambino è IL capo. E speriamo che tu lo convinci che tutta questa carnezzeria era proprio necessaria.
    Riina: E vediamo che cosa si può fare./li>
  • Buscetta: [A Falcone durante l'interrogatorio] Prima di incominciare vorrei dirle una cosa. Non sono un infame, non sono un pentito e non ho tradito Cosa Nostra, è Cosa Nostra che ha tradito se stessa.
    Falcone: Ho capito. Mi usa la cortesia di togliersi gli occhiali? La vorrei guardare negli occhi.
    Buscetta: Io ho fiducia in lei giudice Falcone, come ho fiducia nel vicequestore De Gennaro, ma non mi fido di nessun altro. Non credo che lo Stato italiano abbia veramente l'intenzione di combattere la Mafia. E l'avverto, signor giudice. Dopo questo interrogatorio lei diventerà famoso, ma cercheranno di distruggerla, fisicamente e professionalmente. Pure a mia faranno la stessa cosa. Non dimentichi che il conto che ha aperto con Cosa Nostra non si chiuderà mai. È sempre del parere di interrogarmi?
    Falcone: Assolutamente, Buscetta.
    Buscetta: Se vuole incominciare a scrivere... Mi chiamo Tommaso Buscetta e sono un uomo d'onore. Riina è il capo di tutto, dottore, non vi lasciate ingannare dalle sue facce da viddano. È Meschino quanto un pupo e si sente Puparo. Cosa Nostra è fatta come una chiesa: alla base ci stanno i soldati. I soldati sono organizzati in decine. Le decine sono comandate dai capidecine che sono le colonne. E le colonne reggono la cupola. Totò Riina ha cominciato come un soldato e oggi sta sulla cupola. Comanda a tutti: ai capifamiglia, ai politici, ai banchieri, ai poliziotti... pure a voi! L'hanno chiamata guerra di mafia. Non è stata una guerra, dottore. È stato un massacro. La caccia all'uomo scatenata dai corleonesi. È Salvatore Riina la mente, giudice Falcone. Poi c'è quella bestia di Bernardo Provenzano e Pino Scarpuzzedda e Luchino Bagarella sono il braccio. Lasciate perdere Liggio che è un povero buffone. Loro hanno ucciso il colonnello Russo, loro hanno voluto la morte di Terranova. È sempre Totò u' curtu che ha imposto alla commissione l'assassinio di Piersanti Mattarella. È sempre U' curtu che ha fatto uccidere il capitano Basile, l'onorevole Pio La Torre e il procuratore Scaglione. È lui che ha organizzato la morte di dalla Chiesa per fare un favore a qualche politico di Roma.
  • Cassarà: Dottor Chinnici, abbiamo qui le perizie balistiche. Schirò.
    Schirò: Sì, i risultati parlano chiaro. È sempre la stessa arma. Un kalashnikov. Con quella hanno firmato tutti gli omicidi, da Terranova a Dalla Chiesa.
    Cassarà: Come se chi uccide, così, per sfotterci, volesse farci sapere che la mente che comanda gli omicidi è sempre la stessa.
    Chinnici: Va bene. Unifichiamo le inchieste, tutte!
    Falcone: Ti hanno dato il via libera?
    Chinnici: Il via libera l'ha dato la morte di Dalla Chiesa, Giovanni. Facciamo un pool e ci mettiamo dentro tutti gli omicidi politici, quelli delle guerre di mafia, il Sacco di Palermo, il traffico nazionale e internazionale di droga e di denaro e anche Dalla Chiesa. Signori, attacchiamo frontalmente. Quanti sono i mandati per l'omicidio Dalla Chiesa?
    Falcone: Quattordici.
    Chinnici: Firmali!
    Borsellino: Come firmali? E poi?
    Chinnici: E poi ci lavoriamo i signori mafiosi, ma quelli che stanno in carcere, però. Dobbiamo dimostrargli che è finito il tempo del grand'hotel Ucciardone.
    Borsellino: E poi che vuoi fare?
    Chinnici: E poi facciamo quello che stava per fare Dalla Chiesa: mandiamo in galera i Salvo.
    Borsellino: E siamo sicuri che ci lasceranno lavorare?
    Chinnici: Fidatevi. Ci penso io a farvi da parafulmine.
    Falcone: Allora, menomale che oggi è una bella giornata. D'ora in poi ogni bella giornata che Dio manda in terra me la voglio godere di più. Sta diventando troppo normale qui morire ammazzati.
    Chinnici: Non ci possono ammazzare tutti.
    Montana: Allora, approfittiamo che siamo ancora vivi. Chi se lo prende un caffè?
  • Totò: A te ti piace leggere?
    Pino Greco: Chi io zù Totò? Io baitta che leggio bar, tabacchi, panificio....me viene 'u male agli occhi me viene.
    Totò: Quand'ero piccolo io leggere un libro sembrava assai più difficile che ammazzare un cristiano.
    Pino Greco: Eh...e pure quand'ero picciriddu io.
    Totò: "Sei bugiardo sei.......quand'eri piccolo tu leggere era 'chiu facile che ammazzare...bastava solo un poco di buona volontà. La verità è che a te ti piace ammazzare i cristiani, per te manco un travaglio è. È natura.
  • Schirò: [a Riina dopo l'arresto] Mi riconosci? [Gli porge il modellino della moto] Allora mi riconosci?
    Riina: Quanto ti diede lo Stato per la gamba nuova?
    Schirò: Te lo ricordi quando morì tuo padre con la bomba? Mi dicesti che a tuo padre non lo ammazzò la bomba: a lui lo ammazzò la fame. Ma tu ti sei mangiato tutto Totò: cristiani, cose, tutto! Corleone, Palermo, la Sicilia, la dignità, l'onore: la mia vita! E pure la tua! E adesso che ti rimane, me lo sai dire Totò?
    Riina: Il rispetto.
    Schirò: Il rispetto di chi? Dei tuoi amici? Il rispetto della famiglia? E dove sono finiti i tuoi amici ora? I politici, il potere dove sono? Perdesti tutto Totò. Sei rimasto solo, anzì no, ti sono rimasto solo io: per questo mi hai lasciato campare, perché avevi paura di restare solo.
    Riina: Ma io un viddano sono! Uno coi peri incretati. Le cose sono andate così ma niente è per sempre, le cose cambiano: si possono aggiustare. E aggiustero pure questa situazione.
    Schirò: [indicandogli il modellino della moto] Allora tieni. Te lo regalo, pigliat'illo: è l'unica cosa che puoi provare ad aggiustare. Riina: Biagio, chi è stato il Giuda? Chi mi ha tradito?
    Biagio: [andandosene dalla stanza] Tanto prima o poi doveva succedere Totò.
  • Pino Greco: Piu piu moriu…
    Totò: come lo fai bene l'uccellino!
  • Riina: Lassatelo stare, l'importante è che non parla, picchì si parla per dimostrare chi conta cchiù assai lu due di briscola è capace di dire minchiate.
    Luchino: Che facciamo.
    Riina: Ci facciamo fare la recita, vole stare cu' sigaro in bocca vuole fare il grande boss, vabene ma se dice spropositi bisogna farli sapere che s'av'a mangiare la lingua.
  • Biagio Schirò: La cassazione oggi ha confermato l'ergastolo per tutti i corleonesi.
    Angelo Mangano: Abbiamo vinto.
    Biagio Schirò: Sì. Si direbbe che abbiamo vinto.
    Angelo Mangano: Adesso bisogna solo prendere tutti quelli che sono ancora a piede libero.
    Biagio Schirò: Se lo ricorda... a Maino, il pentito.
    Angelo Mangano: Come no. Al processo lo fecero passare per pazzo. Tutti assolti.
    Biagio Schirò: E poi lo trovammo a casa sua. Impiccato.
    Angelo Mangano: Poveraccio. È stato il primo che ha avuto il coraggio di parlare. [alza il bicchiere] A Maino.
    Biagio Schirò [alza anche lui il bicchiere]: Al mio amico Silvio allora.
    Angelo Mangano: E a Cassarà.
    Biagio Schirò: E a Boris Giuliano.
    Angelo Mangano: E a Terranova.
    Biagio Schirò: E a Montana.
    Angelo Mangano: A Rocco Chinnici.
    Biagio Schirò: A Costa.
    Angelo Mangano: E a Pio La Torre.
    Biagio Schirò: E a dalla Chiesa. [brindano e bevono]
  • Salvo Lima: Tuo cugino Nino? Come sta?
    Ignazio Salvo: Si è fatto ricoverare in Svizzera e farà la chemioterapia. Ma i medici dicono che è tempo perso. Gli danno un mese di vita.
    Salvo Lima: Mi dispiace. E tu?
    Ignazio Salvo: Io? Mi stanno addosso, [I corleonesi] Salvo. Pure poco fa c'erano due che mi seguivano.
    Salvo Lima: La polizia?
    Ignazio Salvo: No! Non è la polizia! E' diventata difficile questa città.
    Salvo Lima: Anche a Roma, che ti credi? C'è gente del mio stesso partito che finge di non vedermi appena mi incontra per le scale.
    Ignazio Salvo: Guarda che tu sei più esposto di me, Salvo.
    Salvo Lima: E che c'entro io? Guarda che io quello che potevo fare l'ho fatto.
    Ignazio Salvo
    : Tu non li conosci quelli! Sono come cani arrabbiati. Questa storia della Cassazione gli ha fatto andare il sangue agli occhi.
    Salvo Lima: Il Presidente alla sezione ormai era sputtanato. Pensa che l'hanno sostituito due ore prima di aprire l'udienza.
    Ignazio Salvo: Dobbiamo trovare un'altra strada, Salvo. Non lo so. Una revisione. Non lo so. Ci hai parlato col Presidente?
    Salvo Lima: Lui dice di avere le mani legate. Comunque, la prossima settimana è a Palermo per aprire la campagna elettorale. Stiamo organizzando una cosa in grande.
    Ignazio Salvo: Lascia fottere la campagna elettorale! Dobbiamo parlare col Presidente! Questa è l'ultima occasione che abbiamo, Salvo, l'ultima!
    Salvo Lima: Te lo faccio incontrare. Non ti preoccupare. Anche se non servirà a niente.
  • Biagio Schirò: Ho già ordinato anche per lei, Dottore.
    Giovanni Falcone: E che cos'è?
    Biagio Schirò: Come che cos'è? Milza, polmone e figato.
    Giovanni Falcone: Ah. Hai fatto un'autopsia.
    Biagio Schirò: E se vogliamo restare più leggeri, ho preso pure due sfincioni.
    Giovanni Falcone: Mi pare giusto. Hai saputo qualcosa?
    Biagio Schirò: Sì. Sì. Ho parlato con un vecchio collega alla omicidi. Dice che c'è la stessa mano nell'omicidio Lima e molti altri.
    Giovanni Falcone: E lui come fa a dirlo?
    Biagio Schirò: Una delle pistole che hanno usato i killer sembra essere la stessa, un'arma usata già una dozzina di volte. Provi a indovinare.
    Giovanni Falcone: Corleonesi?
    Biagio Schirò: Hanno deciso di firmare gli omicidi e non si fermeranno.
    Giovanni Falcone: E questo lo dice sempre il tuo amico poliziotto?
    Biagio Schirò: Questo glielo dico io, Dottore, per quel poco che li conosco. Quel decreto, quello che lei ha fatto firmare al Ministro, quello sul carcere duro...
    Giovanni Falcone: Abbiamo tolto qualche privilegio ai capimafia. Metà degli omicidi di Palermo si decidevano all'Ucciardone.
    Biagio Schirò: Sì, ma le persone che sono in carcere non contano più nulla. Mi preoccupano quelle che stanno fuori. La commissione non si riunisce più da mesi.
    Giovanni Falcone: So cosa vuoi dirmi.
    Biagio Schirò: Che le cose che stanno accadendo le decide una persona sola, senza discuterne con nessuno.
    Giovanni Falcone: Lo prenderemo! E' questione di tempo.
    Biagio Schirò: E a noi quanto tempo ci resta, Dottore?
    Giovanni Falcone: Ce lo faremo bastare.
  • Totò Riina: Questo è il mio paese Giovanni quando mi metto in pensione qui vengo a vivere, prima però dobbiamo ottenere la revisione di questo processo e prima ancora namma levare di mezzo i piedi stu curnutu d giudice Falcone, sai che mi dissero a Roma? Che lo vogliono fare superprocuratore... Ma tu tu' mmaggini a Falcone ca fa u sbirru cchiu sbirru di tutti? Tu' mmagini tu?
    Giovanni Brusca:Che facciamo Zu Toto?
    Totò Riina: Andiamo avanti come abbiamo deciso.
    Giovanni Brusca: E Binnu che dice?
    Totò Riina: Binnu è sempre d'accordo cu mia....
  • [Primo incontro]
    Vito Ciancimino: Si può?
    Capitano Li Donni: Prego.
    Vito Ciancimino: Qual è suo figlio?
    Capitano Li Donni: Non ho figli. Mi dispiace.
    Vito Ciancimino: Buongiorno, capitano Li Donni.
    Capitano Li Donni: Non si offende se non le stringo la mano. Vero?
    Vito Ciancimino: Siamo qua per lavoro, non per amicizia. Allora, che desidera ancora l'arma dei carabinieri da Vito Ciancimino?
    Capitano Li Donni: Vogliamo sapere se intende collaborare.
    Vito Ciancimino: Io ho sempre collaborato.
    Capitano Li Donni: In modo, diciamo, non ufficiale. Quello che sta succedendo a Palermo ci preoccupa molto.
    Vito Ciancimino: Ha ragione, Capitano. Ha proprio ragione! Anche io sono sconcertato.
    Capitano Li Donni: Abbiamo bisogno di sapere cos'hanno in mente i suoi amici.
    Vito Ciancimino: Ma quali amici, capitano? Io sono un pregiudicato. Non li vedo più i miei amici, da molti anni!
    Capitano Li Donni: Ma non dica sciocchezze, Ciancimino! Lei ha i mezzi per entrare in contatto con loro.
    Vito Ciancimino: E anche se ci riuscissi?
    Capitano Li Donni: Queste stragi devono finire!
  • [Secondo incontro]
    Vito Ciancimino: Ha fatto presto, Capitano.
    Capitano Li Donni: Allora?
    Vito Ciancimino: Certi amici mi hanno chiesto di farle avere queste carte [Il papello di Riina].
    Capitano Li Donni: Con chi ha parlato?
    Vito Ciancimino: Capitano, lo so. Il suo mestiere è quello di fare domande. Si legga questo papello. Qui c'è scritto tutto.
    Capitano Li Donni
    : [Legge ad alta voce il papello] La revisione del maxiprocesso. Sospensione del 41 Bis. Siamo impazziti! Stiamo perdendo tempo, Ciancimino!
    Vito Ciancimino: Cosa crede? Che i Corleonesi si fermeranno a Falcone e Borsellino?
    Capitano Li Donni: Non si azzardi a nominarli mai più! E comunque, non spetta a me decidere.
    Vito Ciancimino: E nemmeno a me. Queste sono le loro condizioni.
    Capitano Li Donni: Le loro condizioni...
    Vito Ciancimino: Come pensate di fermarli?
    Capitano Li Donni: Il Governo ha appena deciso di mandare l'Esercito in Sicilia.
    Vito Ciancimino: A fare cosa? La guardia ai semafori? Capitano! I picciriddi di leva non capiscono nemmeno il siciliano. Sa quanto gliene fotte ai Corleonesi?
    Capitano Li Donni: Abbiamo trecento collaboratori di giustizia.
    Vito Ciancimino: Voi non avete bisogno di nuovi pentiti. Quello che dovevate sapere lo sapete già.
    Capitano Li Donni: E lei, Ciancimino, mi propone questo: libertà per gli ergastolani, abolizione del carcere duro, niente più processi per i suoi amici. Bella trattativa con il suo amico Riina!
    Vito Ciancimino: Io sto rischiando la pelle, Capitano! Siete stati voi che mi avete chiesto di fare qualche cosa! E poi, nessuno vi chiede di trattare con Riina.
    Capitano Li Donni: Che intende dire?
    Vito Ciancimino: Che i Corleonesi non sono più una famiglia unita. Questa è una guerra, Capitano, che fece i suoi morti dappertutto. Provate a dividerli. Capitano! Glielo spieghi bene ai suoi superiori che resta poco tempo.
  • Generale Delfino: Sono il generale Francesco Delfino. Mi hanno detto che voleva parlare soltanto con me, signor Di Cataldo.
    Balduccio Di Maggio: Quello non è il mio vero nome.
    Generale Delfino: E allora? Come vuole che la chiami?
    Balduccio Di Maggio: Io sono Balduccio Di Maggio e faccio parte della famiglia di San Giuseppe Jato. Sono un soldato di Totò Riina.
  • Provenzano: A Vito Ciancimino gli hanno dato dieci anni e, se non lo sai, ieri a Roma hanno approvato pure una legge per proteggere i familiari di quegli infami che se la stanno cantando! Noi corleonesi contro tutto lo stato!
    Totò: I corleonesi non hanno bisogno du stato!!! Ave 30 anni che mettiamo le leggi senza bisogno di scriverle e siamo noi che li facciamo rispettare, siamo noi che decidiamo qua va a crepare e qua va a vivere, qua va a pigliare gli appalti e chu resta morto di fame, chi se ne deve andare a Roma e chu resta chu culo per terra, anna trattare chu mia Binnu! Qui lo stato sono io!
  • Riina: [Ai poliziotti, durante l'arresto] Chi siete? Chi vi manda?
    Ultimo: Ci mandano Falcone e Borsellino!

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